Piano didattico personalizzato PDP

PDP (Piano Didattico Personalizzato)

Il piano didattico personalizzato (PDP), anche detto piano educativo personalizzato (PEP), è previsto dal DM 12 luglio 2011, all’art. 15 e dalle allegate Linee Guida e va redatto dalla scuola con la famiglia (e il ragazzo con DSA, se abbastanza grande), possibilmente con uno specialista dei DSA (psicologo, neuropsichiatra infantile o logopedista), in modo da favorire la comunicazione tra scuola, famiglia e servizi.

Il PDP si presenta in forma diversa a seconda che sia destinato ad un soggetto frequentante la scuola primaria o secondaria.

E’ compilato dal Consiglio di Classe che, una volta abbia acquisito la diagnosi specialistica di DSA di un allievo, deve stenderlo coinvolgendo l’allievo stesso, se sufficientemente grande, la famiglia ed eventuali servizi territoriali se necessario.

Da un punto di vista generale esso è una sorta di contratto che la scuola deve consegnare in copia alla famiglia e che la famiglia ha il diritto/dovere di far valutare da uno specialista, perché il soggetto con DSA, possa giovarsi delle ottimali condizioni di apprendimento.

Nelle migliori condizioni di elaborazione e stesura, il PDP deve essere preceduto da una fase preparatoria d’incontro e di dialogo tra docenti, famiglia e se possibile o necessario, specialisti, ognuno con le proprie competenze, alfine di  creare una rete collaborativa scuola-famiglia.

Se la scuola non consegna il PDP in copia, la famiglia ha il diritto di farne richiesta protocollata alla scuola (anche per raccomandata con ricevuta di ritorno o per posta certificata) e la scuola è obbligata a consegnare copia del PDP, prima di pretenderne la firma da parte dei familiari.

Trattandosi infatti di un patto, è bene leggerlo prima di firmarlo, come si farebbe per qualsiasi altro contratto. La famiglia deve avere il tempo di leggerlo con calma e di comprenderne i dettagli e, se lo desidera, di farlo visionare ai propri specialisti di fiducia.

Il presupposto, perché un tale patto funzioni, è infatti la sua condivisione tra la scuola, la famiglia e le eventuali reti territoriali implicate, su una base di  collaborazione, fiducia e rispetto reciproci. Questo presupposto  permette un dialogo costruttivo e produttivo da tutte la parti, laddove invece, irrigidimenti prese di posizione aprioristiche, porterebbero ad una degenerazione dei rapporti e all’insuccesso formativo e didattico.

Che cosa deve fare la scuola per poter redigere il PDP?

Se la scuola non possiede un fac-simile del PDP, a seconda che si tratti di scuola primaria o secondaria, può scaricare il format dal sito del M.I.U.R. o approfittare dei nostri link qui di seguito:

  • Format PDP Primaria
  • Format PDP Secondaria

Il PDP va poi compilato e sottoscritto ad opera di ogni docente; come si diceva più sopra, esso va condiviso con la famiglia e gli eventuali servizi territoriali.

Fatto quanto premesso, esso va sottoscritto dai familiari ed acquisisce un significato contrattuale, che va quindi rispettato da tutte le parti in causa.

Per poter compilare le varie voci del PDP risulta estremamente utile seguire le indicazioni riportate sulle diagnosi, in particolare per quanto attiene gli strumenti compensativi e le misure dispensative e per prendere spunto dai suggerimenti per la didattica ivi riportati e/o dalle indicazioni degli specialisti.

A volte un docente trova difficoltà a trasformare le indicazioni specialistiche in applicazioni pratiche di tipo educativo-didattico. La figura dello psicologo specialista in DSA, diventa importante in particolare a questo livello, in quanto è, secondo noi, la figura che meglio si presta a “tradurre” in esempi comprensibili che possano trasformarsi in atti concreti, ciò che viene riportato, descritto e definito in gergo tecnico sulle diagnosi.

Nel nostro Centro abbiamo un servizio psicopedagogico, che si occupa di tutti questi aspetti, in grado di fare da tramite tra le indicazioni degli specialisti, la scuola e la famiglia. Quando facciamo noi le diagnosi, offriamo direttamente agli utenti la possibilità che i nostri professionisti si rechino personalmente presso le scuole, per fornire eventuali chiarimenti sul funzionamento dei soggetti con diagnosi e suggerire attività e materiali pedagogici e didattici, ma siamo in grado di attivarci anche in casi in cui non abbiamo fatto noi la diagnosi. In questo caso, non conoscendo il bambino, il nostro lavoro si avvale della lettura interpretativa e dei suggerimenti didattici da fornire ai docenti e ai genitori che seguono i propri figli nei compiti.

Possiamo offrirvi un colloquio gratuito, utile ad orientarvi su come impostare il vostro materiale didattico.

Chiamateci al numero 380 341 77 48 oppure contattateci all’indirizzo info@centropsicologiaemedicina.it, spiegandoci i vostri dubbi. Vi daremo una risposta in tempi brevi o vi fisseremo un appuntamento: la prima consultazione è gratis.

Nel nostro Centro abbiamo un’équipe, accreditata presso l’Asl di Bergamo, formata da 12 persone, in grado di offrire un accurato servizio di consulenza psicopedagogica ai docenti e di accertare tutti i tipi di disturbo dell’apprendimento e di emettere, in tempi brevi, la cosiddetta Prima Certificazione Diagnostica utile ai fini scolastici e valida in tutta la Lombardia.

 

Che cosa può fare un insegnante per poter attualizzare il PDP?

Se un insegnante non può giovarsi del supporto di uno psicologo psicopedagogista o di un neuropsicologo, esperto in DSA, che lo aiuti nella realizzazione dei materiali didattici, necessari al lavoro con gli allievi portatori di un DSA, può trovare qui di seguito, indicazioni di carattere generale che possono aiutarlo ad orientarsi sul da farsi.

Secondo noi un insegnante ha due compiti primari da svolgere, in caso di allievi con disturbi di  apprendimento:

→ un compito educativo-formativo: tenere stretti contatti con le famiglie degli allievi con DSA, per mantenere aggiornamenti e scambi reciproci sui progressi dei soggetti portatori dei disturbi e per coinvolgere  continuativamente i familiari negli aiuti nei compiti e negli interventi educativi;

→ un compito pedagogico-didattico, che si rivela particolarmente utile soprattutto quando in una classe sono presenti più soggetti con piani didattici personalizzati: assicurarsi che ogni spiegazione in classe, di ogni argomento, si avvalga di esempi diversi, dell’utilizzo di vari strumenti didattici e di tempistiche adeguate, utili a permettere alle informazioni di scorrere lungo tutti i canali di apprendimento che l’essere umano possiede. I canali attraverso cui arrivano le informazioni che, processate poi dalle diverse aree del cervello, si trasformano in apprendimenti, sono infatti diversi e diversamente funzionanti. E’ bene che un docente utilizzi del materiale didattico che permetta ad ogni allievo di utilizzare i propri canali preferenziali di apprendimento. (Vedasi testo di Giacomo Stella Come leggere la dislessia e i DSA).

Precisamente:

  • il canale visivo-verbale: fornire agli allievi un testo scritto e ben leggibile, cioè scritto con caratteri abbastanza spaziosi e sufficientemente grandi (ad esempio arial o verdana). In questo caso l’allieva/allievo che non ha problemi a leggere e a scrivere, impara bene attraverso le vie che presiedono al canale visivo-verbale; gli allievi che hanno problemi ad utilizzare questo canale di apprendimento, avranno tuttavia la possibilità di far riferimento allo stesso materiale didattico distribuito a tutti, che si presenta in forma “ariosa” e non scritto piccolo e fitto, avvalendosi, in questo caso, dell’aiuto di un adulto;

 

  • il canale visivo-non verbale : l’insegnante utilizzerà, contestualmente al testo scritto, immagini, disegni, fotografie, simboli, mappe concettuali, grafici, diagrammi, ecc. che facilitino quegli allievi che hanno problemi ad utilizzare il canale visivo-verbale, cioè che hanno difficoltà a leggere e a scrivere. Essi potranno giovarsi con profitto del passaggio delle informazioni attraverso le vie che presiedono al canale visivo-non verbale;

 

  • il canale uditivo: la spiegazione di un argomento deve passare anche attraverso forme di presentazione di tipo narrativo. Ovviamente queste narrazioni devono essere brevi, incisive, accattivanti, alternate a strumenti di presentazione visiva-non verbale come fotografie, mappe, disegni, ecc. Un bambino o un ragazzo che legge a fatica, è probabile che ascolti più volentieri gli altri leggere o i docenti raccontare e narrare. Se si evita di sottoporlo a situazioni stressanti in cui si sente a disagio e in cui rischia di far brutta figura, è più probabile che partecipi volentieri alle discussioni, privilegiando la via di apprendimento uditiva. Potrà così giovarsi molto dell’apprendimento attraverso questa via, mentre farà più fatica ad accedere alle altre. In questo caso far partecipare l’allieva/allievo a discussioni, a scambio di opinioni, a lavori di gruppo con i compagni, ecc., lo aiuta ad accedere alle stesse informazioni a cui altri allievi accedono per altre vie di apprendimento;

 

  • il canale cinestesico: è il canale dell’esperienza diretta, da cui tutti i bambini e tutti i ragazzi traggono giovamento. E’ il canale che permette di “immedesimarsi” in una situazione, di “viverla” sulla propria pelle, di “attraversarla” con corpo e mente in sinergia! In classe si può realizzare attraverso la drammatizzazione (rôle playing) e la trasduzione dei concetti astratti in elementi concreti, con l’aiuto di mappe, grafici, cartine, diagrammi, rappresentazioni. L’utilizzo di pupazzi e marionette, per i bambini della scuola per l’infanzia e primaria e la visione di filmati didattici per gli allievi più grandi, insieme all’utilizzo di più materiali didattici contemporaneamente, facilita, generalmente, un contatto più “diretto” e “concreto” con le informazioni in arrivo.

Conclusione: è utile che un insegnante parta dal presupposto che ogni argomento va affrontato in più modi diversi e non in un modo solo, affinché ogni allievo possa “entrarci dentro” sulla base di “come funziona”, cioè del suo canale preferenziale di apprendimento. Nei DSA è infatti frequentissimo che il canale di apprendimento preferito dalla scuola (quello visivo-verbale) si riveli non essere il canale preferenziale dell’allievo, non già per questioni di volontà o di intenzionalità, bensì per questioni assolutamente “fisiologiche”. Chi predilige altri canali o non può far conto sul proprio canale visivo-verbale, perché disturbato o disfunzionante, se non può accedere alle spiegazioni attraverso altri canali, probabilmente non riuscirà a seguire le spiegazioni, né ad imparare e rischierà di sviluppare progressivamente, rabbia e avversione per la scuola.

Se, come insegnanti, siete particolarmente in crisi su come fare a far lezione, sui materiali da scegliere o su come procedere con un allievo, prendete contatto col nostro servizio psicopedagogico.

Possiamo offrirvi un colloquio gratuito, utile ad orientarvi su come impostare il vostro materiale didattico.

Chiamateci al numero 380 341 77 48 oppure contattateci all’indirizzo info@centropsicologiaemedicina.it, spiegandoci i vostri dubbi. Vi daremo una risposta in tempi brevi o vi fisseremo un appuntamento: la prima consultazione è gratis.

Nel nostro Centro abbiamo un’équipe, accreditata presso l’Asl di Bergamo, formata da 12 persone, in grado di offrire un accurato servizio di consulenza psicopedagogica ai docenti e di accertare tutti i tipi di disturbo dell’apprendimento e di emettere, in tempi brevi, la cosiddetta Prima Certificazione Diagnostica utile ai fini scolastici e valida in tutta la Lombardia.

Cosa deve fare un genitore dopo che ha firmato il PDP?

Deve sorvegliare a che gli accorgimenti suggeriti in una diagnosi, gli strumenti compensativi e le misure dispensative raccomandate, vengano osservati e seguiti e che ci sia corrispondenza tra quanto dichiarato dai docenti e da loro sottoscritto nel PDP e l’applicazione pratica in classe.

Facciamo un esempio: se nel PDP, sulla base delle raccomandazioni segnalate nella diagnosi, c’è scritto che il soggetto va interrogato dopo aver stabilito di comune accordo con lui, gli argomenti e la data, non è accettabile poi che un docente lo interroghi su argomenti non concordati e/o in date non previste. Meno ancora è accettabile un eventuale e conseguente brutto voto. Vale la pena di parlare col docente se ciò avviene e, se la cosa non si risolve, di segnalare il problema al dirigente scolastico.

In caso di particolari dubbi, potete far riferimento al nostro Centro di Bergamo, che ha un’équipe accreditata presso l’Asl di Bergamo e formata da 12 persone, fra cui alcuni professionisti, particolarmente esperti anche di quegli aspetti legati alla scuola, alla psicopedagogia e alla didattica.

Chiamateci al numero 380 341 77 48 oppure contattateci all’indirizzo info@centropsicologiaemedicina.it, spiegandoci i vostri dubbi. Vi daremo una risposta in tempi brevi o vi fisseremo un appuntamento: la prima consultazione è gratis.

Nel nostro Centro di psicologia a Bergamo siamo in grado di accertare tutti i tipi di disturbi dell’apprendimento e di emettere, in tempi brevi, la cosiddetta Prima Certificazione Diagnostica utile ai fini scolastici. La certificazione emessa dal nostro Centro è valida in tutta la Lombardia.